È impossibile parlare della struttura economica, sociale e anche politica dei popoli abruzzesi, dall’antichità a pochissimi decenni or sono, senza fare riferimento all’allevamento ovino e quindi ad una fitta rete di commerci, interscambi anche culturali, e alla mobilità di persone, greggi, prodotti e idee. I popoli che una certa storiografia -ormai datata- tendeva a considerare “primitivi” e arroccati in una conservatività secolare, sempre uguale a se stessa, ci appaiono oggi, alla luce delle acquisizioni archeologiche degli ultimi decenni, come un mondo vivo, in perenne evoluzione e mutamento: ciò è testimoniato in maniera particolarmente evidente dall’archeologia funeraria, che segnala come in prossimità della viabilità di lunga percorrenza si moltiplichino le attestazioni di manufatti, strutture e forme rituali di provenienza esterna o che testimoniano un’osmosi con i popoli vicini.
Tutto ciò è comprensibile solo tenendo conto dell’esistenza di una fitta rete viaria e di comunicazione che era deputata innanzitutto al transito stagionale di animali e persone mediante la cosiddetta “transumanza“, la migrazione periodica delle greggi lungo percorsi stabiliti; ad un fenomeno locale di transumanza detta “verticale“, o “monticazione“, che si svolgeva in un comprensorio limitato con lo spostamento degli animali da monte a valle a seconda delle stagioni -e che ha tanto inciso sulla caratteristica forma allungata del territorio dei nostri comuni montani-, fa da contraltare quello, ben più consistente, della transumanza “orizzontale“, mediante la quale, con spostamenti anche della durata di molti giorni, e con permanenze di mesi nei luoghi di destinazione, greggi e pastori raggiungevano dall’Abruzzo il Tavoliere delle Puglie in autunno per tornare indietro in primavera. Suggestivo è l’aspetto del legame -particolarmente sentito fino al secondo dopoguerra- tra questi viaggi e il culto dell’Arcangelo Michele, le cui feste annuali coincidevano con la data di partenza delle migrazioni -8 maggio e 29 settembre- e la cui connessione con le grotte e le sorgenti suggerisce la sovrapposizione al culto del semidio italico Ercole, protettore appunto dei viaggi, dei commerci, delle greggi e delle acque.