ITINERARIO 8

Nelle terre dei Frentani

L’itinerario mira a modificare l’immagine stereotipata di certi luoghi noti solo per le vacanze estive al mare: troppo spesso, infatti, si dimentica che la costa dell’Abruzzo meridionale cela un patrimonio culturale poco noto, frutto di una lunga frequentazione umana che risale almeno ad epoca neolitica. Si propone così un percorso fatto di storia e cultura ma anche di attenzione per il paesaggio di cui tanti siti erano, e sono ancora, parte integrante

L’importanza di San Salvo risale almeno ad epoca arcaica, quando sul terrazzo fluviale che dominava l’ampio estuario del Trigno sorsero diversi insediamenti a controllo di questo porto naturale e della viabilità ad esso collegata. La vita proseguì in epoca romana, come dimostrano un acquedotto tuttora in uso e un edificio pubblico caratterizzato da un mosaico policromo, e poi nel Medioevo, quando lo spostamento dell’abbazia di San Vito de Trineo diede origine alla città murata ancora leggibile nel tessuto urbano. Tracce di questa storia millenaria sono visibili nel Parco Archeologico del Quadrilatero, di cui fa parte un Museo che consente uno sguardo nella San Salvo sotterranea.

Più recente è la storia di Vasto, sede di un municipium romano sorto a qualche miglio di distanza dall’abitato frentano di Punta Penna. La continuità di vita di questa città consente una lettura solo parziale dei suoi monumenti antichi, tra i quali si contano l’anfiteatro, che ha condizionato la forma dell’attuale Piazza Rossetti, e le terme con i loro pregevoli mosaici. Passeggiando nei vicoli si incontrano spesso muri in opera reticolata che testimoniano la profondità delle radici del tessuto urbanistico attuale, più volte ricostruito dopo assedi, incendi e terremoti. Nel Museo ospitato a Palazzo d’Avalos, da cui la vista spazia fino alle Tremiti e al Gargano, si possono ammirare la Pinacoteca, con i quadri dei fratelli Palizzi e di Valerico Laccetti, e la Collezione Archeologica con il suo famoso sarcofago doppio di Paquio Sceva e di sua moglie Flavia.
A solo pochi km si può visitare anche il Museo Archeologico ospitato nel castello di Monteodorisio, dove è esposta una selezione dei reperti paleontologici e archeologici restituiti dal territorio vastese.
A Vasto, infine, nei pressi del porto antico di Histonium, c’è anche il più meridionale dei trabocchi che caratterizzano la costa chietina: si tratta di antiche macchine da pesca disseminate appunto lungo la costa e adesso raggiungibili attraverso una ciclovia realizzata utilizzando il vecchio percorso della ferrovia, che corre vicino al mare, la Via Verde della Costa dei Trabocchi.

Proseguendo verso nord il paesaggio costiero, fatto di piccole falesie e spiaggette di sassi colorati, si apre alla foce del Sangro con una piana dominata dalle tre strette absidi dell’abbazia di San Giovanni in Venere, costruita su un terrazzo che in epoca preromana aveva ospitato un santuario forse dedicato proprio a Venere. La chiesa, di cui abbiamo notizie dall’VIII secolo, fu ricostruita tra XI e XII secolo in forme cistercensi conservando tuttavia frammenti degli edifici precedenti riutilizzati nel portale laterale.

Di origine cistercense era anche la chiesa di Santa Maria Maggiore a Lanciano, sorta secondo la tradizione su un tempio di Apollo. Questa notizia ben si addice alla storia antica della città, uno dei centri più importanti di quegli Italici di ceppo sannita che tra fine VI e V sec. a.C., al termine di un processo di modifica degli ordinamenti più antichi, si definirono Frentani. Anche in questo caso, tuttavia, la continuità di vita ha cancellato quasi tutte le tracce delle fasi di frequentazione precedenti, che possono però essere apprezzate nei due Musei presenti: il Museo Diocesano, nel quale è conservata tra le altre opere una croce di Nicola da Guardiagrele, e il Museo Archeologico, realizzato nell’ex convento di Santo Spirito. Il materiale esposto proviene dalla città ma soprattutto dal territorio, in cui è attestata la presenza di ville di epoca romana alcune delle quali dotate di impianti produttivi, come quella di San Vito Chietino, raggiungibile anche dalla ciclovia, che produceva lucerne.

Da Lanciano si prosegue verso Crecchio, dove nel Castello Ducale si possono ammirare importanti oggetti risalenti ad epoca tardo-antica, quasi interamente ricostruiti grazie alle loro condizioni di giacitura: in una cisterna utilizzata come una sorta di immondezzaio che ha consentito tra l’altro un’ottima conservazione dei materiali in legno. Non meno rilevanti sono le scoperte dovute all’attività di tutela nella zona di Santa Maria Cardetola, dove si estende una necropoli databile dal VI al IV sec. a.C. che permette una rilettura della nascita e dell’evoluzione dello stato dei Sanniti Frentani. L’esposizione dei primi corredi restaurati è prevista nella primavera del 2022.

In queste zone la tutela si scontra spesso con quella che la principale attività agricola: la viticoltura, cui si deve purtroppo la devastazione di molte aree archeologiche a causa dell’opera dei grandi aratri. La convivenza di archeologia e viticoltura è però possibile, come dimostra la villa romana di San Pietro a Tollo, dove la realizzazione degli spazi espositivi di una cantina locale è stata coniugata con un’operazione di tutela, ma anche di valorizzazione, dei resti di una struttura romana che produceva vino, negli stessi luoghi, ma circa 2000 anni fa.

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