Teate Marrucinorum

Teate marrocinorum - patrimonio archeologico

COME ARRIVARE:
in aereo → aeroporto di Pescara
in auto → uscita A14 Pescara-Ovest Chieti

•Ingresso libero

•Visite guidate su prenotazione

•Chiusura: 1 gennaio

                     25 dicembre

LA STORIA

Dell’antica città di Teate restano importanti monumenti inseriti nel tessuto urbano di Chieti, a testimonianza della sua lunga storia. Definito “clarum” e “magnum” da Silio Italico, (8, 519-522; 17, 453) l’insediamento teatino appare già famoso e grande alla fine del III sec.a.C., quando rimase fedele a Roma durante le guerre puniche.
In effetti le testimonianze archeologiche contribuiscono a definire il suo sviluppo a partire da villaggi dell’età del Ferro disposti sui rilievi collinari, in una posizione felicissima per il controllo del territorio tra montagna e mare; l’insediamento appare già definito architettonicamente con edifici sacri monumentali almeno dal II sec. a.C.: la ricca classe dei mercatores assicurava il proprio impegno economico nel rendere la patria di origine adeguata ai canoni urbani del mondo ellenistico. Con l’istituzione del municipium dopo la guerra sociale (90-88 a.C.) fu riconosciuto il ruolo preminente di Teate tra i Marrucini.


In età tardo-repubblicana la famiglia degli Asìnii contribuì con importanti opere pubbliche alla monumentalità del centro: Gaio Asinio Pollione, cesariano, fu console a Roma e proconsole in Macedonia, e strinse rapporti d’amicizia “poetica” con Virgilio e Catullo nel circolo dei neoteroi o poetae novi; suo figlio Gaio Asinio Gallo fu senatore romano in età augustea e tiberiana.
Nel primo periodo imperiale Teate fu dotata di ulteriori edifici monumentali, con il contributo di M. Vettius Marcellus e della moglie Helvidia Priscilla, nell’ottica di un evergetismo che aveva adeguato la città ai modelli urbani diffusi con l’età augustea, come strumento di propaganda imperiale. Mosaici di età repubblicana e imperiale sono conservati sotto gli edifici moderni, grandi strutture ipogee sono in parte visibili sotto palazzi e piazze, a rivelare la presenza di una città di notevole decoro sia nell’edilizia privata che in quella pubblica.


Tra il I e il II sec.d.C. furono edificati il teatro, l’anfiteatro, i cd. tempietti e le terme che, insieme a grandi strutture ipogee, costituiscono i resti monumentali ancora visibili della “famosa e grande” Teate Marrucinorum, incardinata all’attraversamento urbano della via Valeria Claudia.
Il Museo Archeologico Nazionale della Civitella espone e narra le vicende urbane della città e la storia del territorio marrucino.

TEATRO

Addossato in parte al versante occidentale della collina della Civitella, il teatro di Teate è ancora inserito nella città moderna con parte della cavea e con le sostruzioni sottostanti: l’orchestra e la scena franarono a valle, lasciando qualche residuo sotto gli edifici moderni e il livello di via Pianell.

Il muro esterno dell’edificio teatrale è articolato in archi ciechi e lesene e doveva avere funzioni di contenimento per la collina: la tecnica muraria mista presenta ricorsi di laterizi e specchiature in opera reticolata bicroma con tasselli in terracotta e pietra, simile ad altri monumenti riferibili al rinnovamento edilizio ed urbanistico degli inizi del I secolo d.C.

La cavea, inizialmente distinta in ima e media, successivamente fu rialzata nella parte più alta (summa cavea) con un colonnato: le gradinate per il pubblico erano divise da rampe di accesso raccordate agli ingressi laterali e centrale. Lo spazio semicircolare dell’orchestra e la grande quinta architettonica della scena che chiudeva la vista sul paesaggio esterno completavano la struttura monumentale.

Tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento lo scavo dell’area del teatro rivelò, forse in giacitura secondaria, reperti neolitici e dell’età del bronzo che comunque attestano la frequentazione della zona fin dalla preistoria. Il disuso delle strutture è documentato dalle sepolture praticate tra le rovine e dall’inserimento in epoca medievale dei resti dell’edificio teatrale nell’apparato delle mura urbiche. Una sistematica fase di spoliazione precedette il suo divenire nel tempo base di edifici residenziali.

ANFITEATRO

La pianificazione urbanistica aveva previsto gli spazi dedicati agli edifici di spettacolo a stretto contatto con la percorrenza della via Valeria Claudia, che diveniva sulla dorsale della collina l’asse generatore della città rinnovata.

All’inizio del percorso urbano della via, l’anfiteatro occupava la parte sud-occidentale della collina, dove a metà dell’Ottocento fu sistemata la piazza d’armi e nel 1948 il campo sportivo. Nel 1982 avvenne il riconoscimento delle strutture antiche e le indagini, condotte fino al 2002, hanno permesso di riconoscerne in gran parte l’ellissi, realizzata scavando e foderando il terreno, il corridoio di accesso a imbuto con murature in opera mista (reticolato bicromo e ricorsi di laterizio) e il podio in opera reticolata. La costruzione dell’anfiteatro è riferita al I sec.d.C. e dovuta forse all’opera evergetica di Sex. Pedius Lusianus Hirrutus; già in epoca tardoantica viene avviata la fase di spoliazione degli elementi lapidei e l’area assume una destinazione artigianale con produzioni ceramiche e metallurgiche, fino ad ospitare sepolture dal VII secolo.

CD. TEMPIETTI

Il complesso templare noto come “tempietti” fu edificato su un podio in opera cementizia poggiato su strutture preesistenti con murature in opera quadrata di epoca repubblicana: in questa parte bassa, visitabile, è conservato un pozzo di epoca arcaica ritenuto sacro, che era stato per questo inglobato nella prima fase di monumentalizzazione.
I due templi di età giulio-claudia sono a cella unica, allineati e di simili dimensioni, preceduti da un colonnato tetrastilo, edificati in opera mista laterizia con reticolato bicromo; le lesene in laterizio erano decorate in stucco. Affiancata al tempio meridionale, fu edificata successivamente una cella (templare?) di minori dimensioni, probabilmente contro terra nella parte meridionale.
Il rinvenimento, oggi decontestualizzato, di molti elementi architettonici, tra cui frammenti di statue fittili e marmoree, non ha contribuito all’attribuzione certa a culti quali Cerere e Venere o i Dioscuri, che qui avrebbero avuto sede dopo la dismissione degli edifici templari della Civitella. Neanche l’iscrizione murata su una facciata della chiesa successivamente impianta che riutilizza la cella settentrionale non sembra pertinente: proviene dalle vicinanze e va probabilmente riferita ad altro edificio, costruito per volere di M. Vettius Marcellus e della moglie Helvidia Priscilla. In epoca medievale i templi furono convertiti in chiese dedicate ai santi Pietro e Paolo: quest’ultima conserva lacerti di affreschi duecenteschi.
La costruzione intensiva del secolo scorso in quest’area e soprattutto gli sbancamenti massicci, operati tra Ottocento e anni Trenta del Novecento, hanno alterato la percezione degli spazi e delle volumetrie antiche: la vicina “galleria” ad L, ipogea in età romana, costituiva probabilmente la base di un portico e il limite di uno spazio sostruito verso il versante occidentale, completamente aperto al paesaggio, tra montagna e mare.

TERME

Edificato su terrazzamenti del pendio orientale del colle che ospitava la città romana, l’impianto pubblico per la balneazione era alimentato da sorgenti, canalizzazioni e dalla grande cisterna costituita da nove grandi ambienti voltati, con le pareti curvilinee sia contro terra che in facciata per sostenere sia la spinta della collina che il peso dell’acqua. Una gradinata raccordava i livelli esterni alla cisterna con i piani dei grandi ambienti dell’edificio termale, posti sensibilmente più in basso. Dalla gradinata si accedeva ad un corridoio trasversale che immetteva, attraverso un ingresso colonnato, agli ambienti distribuiti lungo un asse centrale est-ovest che allinea una grande sala, pavimentata a mosaico decorato con figure marine, con l’ambiente ottagonale per i bagni freddi dotato di vasche semicircolari.
Nella parte meridionale, maggiormente assolata, i locali per i bagni tiepidi e caldi sono riconoscibili per la presenza di suspensurae sotto i pavimenti e di tubuli fittili, posti dietro le pareti decorate da lastre marmoree, per la circolazione dell’aria calda prodotta dal fuoco alimentato nel praefurnium.
Il livello di benessere e di civiltà raggiunto dalla Teate nel II sec. d. C. è attestato dalle tracce della ricca decorazione dell’edificio termale, costituita da mosaici, da tessere in pasta vitrea e da marmi policromi d’importazione, dalla ricercatezza dell’apparato architettonico con ampi ambienti e grandi colonne scolpite, e dalla presenza di raffinate sculture.

Responsabile della struttura: Rosanna TUTERI

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